in cucina

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con i piccoli

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a piedi o in spalla

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orto e giardino

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Risotto ai "carleti"

on Domenica, 01 Aprile 2012. Posted in all'aperto

Risotto ai

Ho sempre associato l'arrivo della primavera con i giri in bici a raccogliere erbe. Si partiva il pomeriggio di solito mia mamma con un'amica, io e mia sorella, dirette all'argine del Bacchiglione o del Brenta o in qualche campo incolto fuori dal traffico raggiungibile con stradine strerrate... percorsi che adesso non sarei più in grado di ritrovare se non per caso... Donne munite di cestini, coltellini e qualche volta guanti, che chiaccherando arrivavano nel luogo scelto e chiaccherando cominciavano a perlustrarlo camminando lentamente... qualche passo, ci si china a raccogliere, si ripulisce l'erba, si ripone nel cestino... col bottino si riparte verso casa!

E così senza saperlo mi hanno insegnato a riconoscere svariate erbe spontanee che la natura ci regala a partire dalla primavera... ognuna col suo gusto, ognuna col suo periodo di raccolta e ognuna col suo uso.

Si cominciava a fine febbraio con le “rosole” che non sono altro che le piantine di papavero, ottime le foglie cotte, dal sapore dolce che piace anche ai bimbi.

Poi l'ortica, per la quale servono i guanti: difficile da raccogliere, ma dal gusto ottimo e dagli utilizzi più svariati.

Ed ecco il tarassaco, di cui si usa un po' tutto: fiori, foglie, boccioli!

Poi si passava ai “carleti” o “caletti” ovvero il silene, di cui si raccolgono le foglie tenere prima che fiorisca e col quale si fa un ottimo risotto o la frittata.

Quasi in contemporanea i “bruscandoli” ovvero i germogli del luppolo, che assomigliano a degli asparagi selvatici, anche loro ottimi per il risotto o anche conservati sott'olio.

E la malva con le tenere foglie e i fiori colorati!

 

Da quando ci sono le bimbe la raccolta è diventata un'attività che faccio volentieri con loro e mi piace pensare che in questo modo sto passando un sapere (tipicamente femminile) che ormai sta andando dimenticato... in una sorta di unione di generazioni.

 

erba del vicinoPer chi vuole saperne di più e cominciare a riconoscere le erbe a partire da quelle più semplici, consiglio questo libricino di Altreconomia "L'erba del vicino - manuale pratico per la raccolta e uso di erbe e frutti selvatici". 

A partire da  questa settimana vi terrò aggiornati sulle nostre raccolte e sull'uso che facciamo delle varie erbe, in cucina, ma non solo.

 

Cominciamo con i "carleti" o "caletti", come si chiamano dalle nostre parti il silene o strigoli (il link vi porta a vikipedia in dialetto veneto).

Si raccolgono le prime tenere foglie prima ghe fioriscano. Dalle mie parti si trovano spesso lungo gli argini dei fiumi.

Vanno raccolti i ciuffetti di foglie senza danneggiare la pianta. Cercate luoghi lontani dal traffico cittadino e dall'inquinamento (personalmente ho la fortuna di averli nel giardino della nonna o di trovarli facilmente nei prati di montagna). Si possono usare per il risotto o in insalata o appena sbollentati in frittate.

 

Noi ci abbiamo preparato recentemente il risotto. In questo caso l'autore è mio marito che è l'addetto ai risotti in casa nostra.

 

Per prima cosa vi serve una bella manciata abbondante di carleti, le foglie tenere, pulite. Queste foglioline vanno tritate finemente e messe a soffriggere con uno spicchio d'aglio, un po' d'olio evo e un po' d'acqua in una pentola dal fondo spesso. Si sfuma tutto con un po' di vino bianco. Versate il riso (un pugno per persona) nel soffritto e tostatelo mescolando in modo che non si attacchi e sfumate col brodo. Mescolate bene e aggiungete gradualmente il brodo durante la cottura, continuando a mescolare per evitare che il riso attacchi.

A fine cottura potete aggiungere (se piace) una spolverata di parmigiano bio grattuggiato.

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Conoscete quest'erba? Come si chiama dalle vostre parti? e come la usate?

Commenti (6)

  • mammacuore

    mammacuore

    10 Aprile 2012 at 16:09 |
    che bontà...e da poco ho scoperto che i carleti che qualcuno chiama anche grìntani in realtà grìntani non sono, perchè i grìntani sono un'altra erbetta che cresce solo nei colli euganei

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  • Carla 64

    Carla 64

    05 Settembre 2012 at 15:52 |
    Io li chiamo in dialetto veneto anche "sciopetti " da scoppio perchè una volta fioriti fanno un

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  • Carla 64

    Carla 64

    05 Settembre 2012 at 15:54 |
    una specie di fiore particolare che scoppia se premuto fra le dita. sono comunque ottimi anche x fare il pasticcio o condire le tagliatelle ( fatte rigorosamente a mano)

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    • Daria

      Daria

      05 Settembre 2012 at 20:38 |
      Si, in effetti avevo sentito anche questo nome. Bella l'idea di usarli nel pasticcio, me la terrò a mente per l'anno prossimo!

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  • ilenia

    ilenia

    01 Aprile 2015 at 14:22 |
    In friulano "sclopit"...l'ho scoperto da poco ma mi piace molto! Io lo metto nella frittata senza cuocerlo prima, oppure x farcire rotoli di carne...squisito!

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    • Daria

      Daria

      01 Aprile 2015 at 23:02 |
      Si, nella frittata sono tipicamente usati anche da queste parti, soprattutto a San Marco. Io li metto nella versione vegetale con farina di ceci ;-)

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