Un libro semina idee #2: il giveaway di Erbaviola - parte2
Vi avevo promesso che sarebbe arrivato anche il mio racconto per il giveaway di Erbaviola e quindi eccoci qui. Sono stata a lungo indecisa su quale racconto scegliere, in realtà di cose da raccontare ne avrei come sempre varie, alla fine mi sono decisa e ho pensato di svelarvi alcuni retroscena risalenti a quando ancora non avevo fatto una svolta decisa verso la scelta vegana, ma cominciavo un po' alla volta a modificare la mia alimentazione e lo facevo introducendo alimenti "nuovi" e poco noti in famiglia (vivevo ancora con i miei) cercando di non dare troppo nell'occhio e di convincere anche i più scettici.
Ma cos'è questa novità?
La mia curiosità innata e la voglia di "salvare il mondo" che mi caratterizzava nel periodo fra i 25 e i 30 anni, mi hanno fatto avvicinare irrimediabilmente allo strano pianeta del consumo critico e del commercio equo: è stato allora che non esistendo ancora alcun gruppo di acquisto, ho iniziato a frequentare in prima persona i supermercati (che fino a quel momento erano stati appannaggio esclusivo di mia madre) munita di mini-guida al consumo critico e pronta a leggere qualsivoglia etichetta prima di acquistare qualunque cosa, e a prediligere gli acquisti nelle piccole botteghe del commercio equo.
Logicamente ho iniziato a portare a casa strani alimenti che non sapevo neppure come andassero cotti o utilizzati: quinoa, cous cous, farina tipo 1, tipo2, di avena, di farro, zucchero di canna grezzo, amaranto, legumi secchi di vario genere... Libri, ricerche on-line, un corso di cucina naturale sono stati utilissimi per capire come partire a usarli, ma la cosa più difficile era convincere in primo luogo mia madre a lasciarmi la cucina, il suo regno, per i miei esperimenti e in secondo luogo dimostrare che questi cibi erano gustosi e buoni!
Allora ho deciso di andare per gradi proponendo un alimento per volta, cucinandolo solo per me e chiedendo agli altri se volevano assaggiare. Con alcuni cibi la cosa è stata facile, per esempio il cous cous è piaciuto subito, oppure i dolci (quelli sono sempre stati preparati da me o mia sorella fin da piccoline) fatti con la farina 1 o 2: non si accorgevano neppure della differenza. Lo scoglio più grosso è stato lo zucchero di canna... Superata senza problemi la diffidenza di mia madre spiegandole il processo di produzione dello zucchero bianco, rimaneva la totale avversione di mio padre che invece era un grande sostenitore del "bianco che più bianco non si può". Allora ecco entrare in atto una strategia a fasi, supportata dalle altre donne di casa: due zuccheriere, uno per lo zucchero bianco, una per quello di canna, la prima per noi, la seconda ad uso esclusivo del padre che però quasi mai si versava lo zucchero da solo, ma si limitava a chiedere a noi se gliene mettevamo un cucchiaino nel caffè o a versarlo distrattamente parlando con altri, senza neppure degnarlo di uno sguardo. Giorno dopo giorno cominciamo a mescolare un cucchiaio di zucchero di canna a quello bianco, senza che lui se ne accorga. Finchè un bel giorno... arriva un amico eal quale viene offerto un caffè. Mio padre indicando le zuccheriere chiuse davanti: "Qui c'è zucchero bianco e qui di canna", l'amico ne apre una, poi l'altra... sguardo perplesso: "Sarà a me sembrano belli scuretti tutti e due!" Svelato l'inganno, convinto il padre... E ora, papà, che alla fine eri diventato il più grande sostenitore del "meglio scuro", sicuramente ti farai una bella risata in nostra compagnia dal "chissà-dove" da cui ci accompagni quotidianamente.
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Commenti (6)
valentina
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ilmondodici
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letizia
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Daria
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Erbaviola - Grazia Cacciola
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Daria
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